
Clitennestra
Due sono le parole chiave di questa storia, sia essa narrata da Eschilo sia essa narrata dalla Yourcenar: “ATTESA” e “RITORNO”. D’attesa si parla infatti in tutta la vicenda che riguarda i protagonisti di questa tragedia: attesa da parte di Clitennestra che la guerra cessi e riconduca a casa un re, un marito ormai lontano da anni , un uomo che ha sacrificato una figlia per propiziarsi gli dei. E di ritorno: ritorno di Agamennone alla sua casa e alla sua famiglia, e soprattutto in questa versione novecentesca del mito, ritorno dentro l’anima di una donna malata d’amore di un pensiero fisso, di un’ossessione amorosa che soltanto con l’uccisione della creatura amata sembra possa avere fine, e che invece su tutto trionfa e che travolge, come un’immensa onda, qualsiasi barriera, anche quella della morte.
Si può dunque dire che tutto abbia inizio in un prima, nell’attesa, e che tutto si compirà con un ritorno, con il “suo” ritorno, con il ritorno di Agamennone.
Nell’allestimento scenico di questo monologo di M. Yourcenar, del 1935, ho voluto cambiare completamente, reinventare le indicazioni spazio-temporali che l’autrice ci suggerisce, per condurre il testo verso un piano ancora più psicologico e simbolico. Ho immaginato,infatti, che tutto il monologo avvenga non in un vero tribunale,come da indicazioni scritte, ma nella solitudine di una stanza(quella dove s’è consumata l’ultima cena prima del misfatto e dove il suo pensiero si è bloccato per sempre) dove Clitennestra inscena, forse per esorcizzarlo, un processo a se stessa, che diventa via via deposizione, confessione sussurrata, ricordo rivissuto, autodifesa, viaggio a ritroso nei ricordi, dichiarazione d’amore assoluto ed infine rito di passaggio e metafora del tempo del lutto, di quel tempo vuoto e sospeso che intercorre tra la separazione dal legame fisico con la persona amata( che si è sottratta contro la nostra volontà al nostro desiderio) e il distacco ben più difficile, in questo caso impossibile, dal legame interiore con la sua ombra, col suo fantasma.