La cerimonia

Solange e Chiara sono due attrici frustrate per una carriera mai decollata e per sopravvivere sono a servizio di una ricca e famosa Attrice (la Signora).

Ogni volta che la Signora non c’è, le due donne si scambiano le parti recitando a turno il ruolo della Signora e della sua assistente.

Questo rituale quotidiano, consumato sul palcoscenico di un teatro vuoto, celebra e alimenta l’ambivalenza affettiva nei confronti della Signora: amata, ammirata, e insieme invidiata e odiata. Le due donne ne indossano i costumi di scena, ne imitano la voce e gli atteggiamenti giocando ad interpretare i ruoli da lei sostenuti. Nella loro quotidiana, delirante performance mostrano la loro femminilità cattiva, erotica e malata. Sottomesse a sentimenti di adorazione e di odio per la loro signora, attraverso il gioco delle parti, sfogano tutte le loro frustrazioni fino a simulare il momento in cui la uccidono.

Solange e Chiara amano la Signora, che nel linguaggio di Genet significa che vorrebbero essere la Signora. Lei è tutto quello che loro desiderano essere.
Ma la Signora, non appare mai in scena, non è reale e tutto quello che succede in scena non è altro che un delirio psicotico. La signora è la proiezione mentale alimentata dalla frustrazione del fallimento e come fantasma, le tormenta e le ossessiona fino all’atto estremo di autoeliminarsi.

La storia, servendosi dell’artificio teatrale ci svela una perfetta macchina infernale che mette a nudo, in modo straordinario, la nostra parte più oscura.
Il teatro è luogo di rappresentazione dell’esistenza umana in cui i personaggi aprono l’abisso profondo e oscuro delle loro anime e le loro storie diventano metafora universale del vivere umano.

La fonte d’ispirazione dell’opera è un fatto di cronaca accaduto all’inizio del ‘900 (il famoso caso criminale delle sorelle Papin) che per la sua ferocia e imprevedibilità ha interessato e appassionato artisti e intellettuali famosi: PICASSO, GENET, SARTRE, LACAN…

Nei personaggi delle SERVE possiamo osservarci e…
“vederci come non sapremmo o non oseremmo vederci o immaginarci e tuttavia quali sappiamo essere!” (Jean Genet)

“Les Bonnes” di Jean Genet sono uno straordinario esempio di continuo ribaltamento fra l’essere e l’apparire, fra l’immaginario e la realtà“. (Jean-Paul Sartre)

“Ammiro le sorelle Papin che hanno osato fare ciò che ciascuno vorrebbe fare, ma che nessuno osa fare!” (Pablo Picasso)

Per la sinistra le sorelle sono proletariato che spezza le catene. Per i surrealisti la gioiosa espressione degli istinti profondi. Per gli psicoanalisti un caso clinico esemplare.